La speranza di stimolare negli organi di vertice del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, responsabili ahinoi della gestione di una Forza di Polizia dello Stato di cui non fanno parte, essendo la dirigenza amministrativa penitenziaria estranea (per non dire ostile) al Corpo di Polizia Penitenziaria, dopo una serie innumerevoli di segnalazioni mai considerate, ci porta a scomodare l’Autorità nazionale di Pubblica Sicurezza e il Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza rispetto alla delicatissima tematica della formazione professionale degli operatori di Polizia.

In materia di istruzione, addestramento professionale, formazione e specializzazione del personale delle Forze di Polizia, con riguardo al Corpo di Polizia Penitenziaria, chiediamo l’intervento del Comitato Nazionale dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica ai sensi dell’art. 19 della Legge 1 aprile 1981, n. 121.

Nella consapevolezza che appartenere ai Ruoli della Polizia Penitenziaria, non significa appartenere ai ruoli professionali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma di far parte di una delle quattro Forze di Polizia dello Stato, strutturata nel vitale COMPARTO SICUREZZA DELLO STATO, chiediamo alle massime Autorità della Pubblica Sicurezza italiana, in ragione delle qualifiche di Pubblica Sicurezza rivestite dagli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, di intervenire energicamente per assicurare ai poliziotti penitenziari una formazione e un aggiornamento professionale degne di un operatore di Polizia, in conformità, ad esempio, a quanto disciplinato dal sig. Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza nelle note circolari che interessano le attività professionali degli operatori della Polizia di Stato.
La Polizia Penitenziaria ha necessità di una formazione mirata, che non è non nelle “corde” e nelle conoscenze di personale del Comparto Funzioni Centrali (dirigenti penitenziari ed educatori) che oggi governa, senza alcuna competenza tecnica di Polizia, una delle più delicate fasi di strutturazione della Polizia Penitenziaria che questa Confederazione intende tutelare.

I risultati fallimentari sono sotto gli occhi di tutti:

  • mancanza di formazione adeguata, corsi iniziali per Agenti di Polizia Penitenziaria dimezzati a 6
    mesi (rispetto ai 12 mesi previsti), con sole 5-6 settimane effettive presso Scuole ed Istituti di istruzione;
  • personale, di ogni Ruolo, impreparato alla gestione degli eventi critici in Istituto e nell’ambito di
    tutti servizi demandati al Corpo (traduzioni, controllo sul territorio, servizi di tutela, gestione minorile, ecc.), per mancata definizione di protocolli/procedure ufficiali legittimate dalla scala gerarchica;
  • operatori non abilitati alla conduzione dei veicoli di Polizia, per mancata previsione del modulo,
    di soli 5 giorni, destinato al conseguimento della prescritta patente di servizio (a differenza di quanto
    avviene nelle altre Forze di Polizia), nonostante le evidentissime esigenze operative che determinano il ricorso all’uso di veicoli da parte degli operatori (oltre 160mila servizi di traduzioni annui; decine di
    migliaia di notifiche di atti nel contesto territoriale esterno; migliaia di servizi di scorte alle Autorità
    sottoposte a tutela e di accompagnamenti per ragioni di servizio; avvio dei servizi di controllo nell’area penale esterna, ecc);
  • assoluta sconoscenza delle materie che dovrebbero informare l’attività di un poliziotto (polizia giudiziaria, polizia di sicurezza e polizia stradale);
  • sistemi informativi e banche dati in uso al Corpo, completamente ignorati dalla quasi totalità degli operatori (a partire dallo SDI, SIAT, AFIS, ecc.);
  • mancata fornitura di vestiario, persino in occasione dei corsi di formazione iniziali, per non dire degli equipaggiamenti di Reparto, previsti per gestire gli scenari di crisi, che dovrebbero essere le riserve auree delle Forze di Polizia.

La lista delle inefficienze istituzionali potrebbe proseguire con decine e decine di punti (basti pensare all’inadeguatezza degli equipaggiamenti di Reparto risalenti al secolo scorso), ma in questa sede preferiamo limitarci a segnalare le inaccettabili carenze in materia di istruzione, addestramento professionale, formazione e specializzazione dei nostri operatori di Polizia.
Tanto premesso chiediamo alle Autorità in indirizzo della Pubblica Sicurezza italiana, da cui la Polizia Penitenziaria funzionalmente dipende, in ragione delle qualifiche di Agente/Sost. Ufficiale di Pubblica Sicurezza rivestite dal personale del Corpo, un immediato intervento, nell’interesse primario dell’ordine e della sicurezza pubblica che, anche, dai servizi di Polizia Penitenziaria discendono, dentro e fuori dal carcere.