La Polizia Penitenziaria non può più essere gestita dal D.A.P., Amministrazione autoreferenziale, inefficiente e irriguardosa dei più elementari diritti soggettivi.
Il Corpo di Polizia del Ministero della Giustizia necessita di un deciso cambio di rotta con la previsione di un Capo alle dirette dipendenze del Gabinetto del Ministro, che si occupi A TEMPO PIENO delle sorti delle sue donne e dei suoi uomini e che non sia diversamente impegnato, come il Capo del D.A.P., ad occuparsi di edilizia penitenziaria (allo stato fatiscente e degna di un Paese del Terzo Mondo) e di reali percorsi rieducativi per i detenuti (mentre oggi sono lasciati oziare nelle sezioni detentive).

Di recente il Capo del DAP, che di diritto percepisce le indennità di Capo di Polizia in quanto “normativamente” a capo della Polizia Penitenziaria (anche se nessun basco azzurro lo percepisce come tale), ha annunciato la definizione di protocolli operativi per il personale del Corpo (ignoriamo da quali sagge menti verranno ideati)!!!

La domanda sorge spontanea: ma come si può pensare di definire protocolli operativi (ovviamente immaginati con miopia istituzionale per le sole criticità penitenziarie, come se solo nelle sezioni detentive si declinassero le funzioni della Polizia Penitenziaria) quando abbiamo un Regolamento di Servizio che risale al secolo scorso. Un atto regolamentare, il D.P.R. 82/1999, che ignora l’istituzione, da circa vent’anni,
dei ruoli direttivi e dirigenziali del Corpo, ancora oggi privi di cittadinanza nel più pregnante atto che segue la legge di smilitarizzazione???
Se il Capo del DAP è un magistrato (in quanto tale auspichiamo sensibile al rispetto della Legge), come può ignorare che il Corpo di Polizia, di cui è massimo vertice, dovrebbe essere dotato di un NUOVO Regolamento di Servizio per espressa previsione di legge (il decreto legislativo 172/2019 imponeva di adottarlo entro l’estate del 2019) e come può essere assente rispetto a questo fondamentale strumento di
gestione del Corpo???
La Polizia del Ministero della Giustizia non merita queste disattenzioni che sono la vera causa di tante criticità, con personale abbandonato ai propri compiti, senza avere reale chiarezza di come eseguirli, senza una linea di comando legittima.

I Funzionari/Dirigenti del Corpo non sono contemplati dal Regolamento di Servizio vigente e le funzioni che dovrebbero esprimere sono, quindi, completamente ignorate. Nello spaccato carcerario sono contemplati unicamente i Direttori penitenziari, come se fossero loro i vertici del Corpo, sebbene si tratti di personale ministeriale privo di qualsivoglia competenza tecnica-operativa per gestire criticità ed operatori di un Corpo di Polizia dello Stato, non già dell’Amministrazione Penitenziaria, di cui non fanno parte.