Con riferimento alla circolare di recente emanazione, con la quale si ribadiscono ancora una volta le linee guida da osservare in materia di procedimento disciplinare a seguito di aggressioni rivolte contro il personale penitenziario, si ritiene opportuno rivolgere alla S.V. alcuni quesiti che, si spera, possano tradursi in spunti di riflessione e azioni concrete future.
Il protrarsi nel tempo di azioni aggressive nei confronti degli operatori penitenziari ha suggerito alcune modifiche, apprezzabili, relative alle segnalazioni in tempo reale degli episodi critici; poiché si sollecitano interventi in ambito disciplinare nei confronti dei responsabili, sottolineandone la natura obbligatoria e, quindi, non discrezionale, viene altresì spontaneo chiedersi come mai non sia possibile consultare i dati rilevati afferenti le aggressioni al personale per il tramite del sistema statistico del Dipartimento, con le modalità e le cadenze temporali già attuate e previste per dati riferiti alla popolazione detenuta.
Si ritiene utile dipanare ogni dubbio da eventuali interpretazioni su tale richiesta quale mera curiosità numerica con la fondata esigenza, da parte pubblica e sindacale, di potersi far carico di eventuali proposte o sollecitazioni nei confronti dei vertici organizzativi laddove in talune aree geografiche si palesassero più o maggiori episodi di aggressione che, analizzati sotto diversi profili (organico personale polizia penitenziaria, area educativa, direzione stabile, presenza Comandante di reparto, etc, come presenza in esubero di detenuti psichiatrici o con problematiche particolari di salute…), fornirebbe anche da parte delle OO.SS. il giusto supporto per azioni di sostegno al personale ad esse vincolate da rapporto di tutela fiduciaria.
Se pur con il massimo rispetto per i tentativi di arginamento del fenomeno, quantomeno nella sua recidiva persistenza, adottati da Codesto Dipartimento, troppo spesso si è assistito a soluzioni che hanno trovato poche soluzioni pragmatiche , a volte anche inficiate da interventi da parte della Magistratura di Sorveglianza che, in “soccorso” a stati emotivi alterati per ragioni personali del ristretto, ha ritenuto annullare in diverse circostanze provvedimenti disciplinari irrogati, determinando un lavoro ancor più affannoso e con referenti non sempre posti in condizioni di intervenire in materia contenziosa per carichi di lavoro onerosi non sufficientemente sorretti in termini numerici e specificatamente competenti soprattutto in sedi decentrate (senza tralasciare la ripercussione emotiva che tale determinazione, se pur doverosamente rispettata per la sua matrice giuridica, non sempre può essere compresa quando motivata
da “scusanti” di natura emotiva e minimizzare, se non sminuire, l’agìto disciplinare).
Ribadendo l’utilità e la necessità attraverso i canali informatico/statistici già in uso per il Dipartimento di rendere pubblici i dati relativi alle aggressioni subite dal personale, si coglie l’occasione di suggerire una riflessione circa la possibilità di una apposita commissione permanente esperta in analisi comportamentale che, se composta da personale qualificato in materia criminologica, psicologica, giuridica, potrebbe individuare preventivamente da tali dati significati criminogeni che , se intercettati, si porrebbero a valido strumento preventivo qualificato a disposizione del personale per gli interventi da adottare nei diversi casi verificatisi.